Caro lettore, in questa seconda parte, dedicata alla sindrome dell’intestino irritabile, ti parlerò dell’approccio alimentare.
Ti spiegherò qual è l’approccio scientifico nutrizionale, e qual è la mia personale esperienza (se hai letto la prima parte dell’articolo sai che soffro da anni di disturbi intestinali).
Voglio però sottolinearti una cosa importante che deriva, non solo dalla mia esperienza, ma anche da diversi studi: l’aspetto nutrizionale non è la causa del colon irritabile; infatti, la dieta specifica nasce solo ed esclusivamente per cercare di ridurre i sintomi.
Gli approcci scientifici nutrizionali per gestire il colon irritabile in realtà non sono molti. Quello che ha dimostrato avere risultati migliori è, senza dubbio, la dieta Low FODMAP.
La dieta Low FODMAP ha guadagnato popolarità negli ultimi anni come un approccio efficace per il controllo dei sintomi gastrointestinali, come gonfiore, diarrea e dolore addominale, quindi, questa dieta è spesso consigliata a coloro che soffrono di sindrome dell’intestino irritabile (IBS) o di altre condizioni simili.
Ma cosa sono i FODMAP e in cosa consiste esattamente questa dieta? Esploriamo insieme gli aspetti chiave della dieta Low FODMAP.
Cosa sono i FODMAP:
L’acronimo FODMAP sta per Fermentable, Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides, and Polyols, ovvero oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili. Queste sono sostanze presenti in vari alimenti che possono essere difficili da digerire per alcune persone. Quando i FODMAP non vengono adeguatamente digeriti, possono fermentare nell’intestino, causando una serie di sintomi gastrointestinali scomodi.
Il concetto della dieta Low FODMAP:
La dieta Low FODMAP, sviluppata dall’Università di Monash in Australia, si concentra sulla riduzione dell’assunzione di cibi che contengono FODMAP ad alto contenuto. Durante la fase iniziale della dieta, si seguono rigorosamente le restrizioni FODMAP e si eliminano completamente gli alimenti che possono scatenare sintomi gastrointestinali. Successivamente, si reintroducono gradualmente alcuni alimenti per identificare quelli che causano maggiormente reazioni negative.
Quali sono gli alimenti da evitare?
La lista degli alimenti a basso contenuto di FODMAP può sembrare inizialmente scioccante, poiché include moltissimi cibi comuni, come il pane di frumento, la pasta, i latticini, i legumi, tantissimi tipi di frutta e verdura. Tuttavia, questa dieta non è destinata a essere seguita a vita. Una volta identificati gli alimenti che scatenano maggiormente i sintomi, è possibile creare una dieta personalizzata che soddisfi le esigenze individuali.
Gli alimenti consentiti:
frutta come banane, meloni e agrumi possono essere consumate senza problemi. Verdure a foglia verde, ad esempio spinaci e bietole, sono anch’esse ammesse. Fonti proteiche come carne magra, pesce e uova sono anch’esse parte di questa dieta. Inoltre, i carboidrati a basso contenuto di FODMAP, come riso e patate, miglio e quinoa possono essere inclusi nella dieta.
Ovviamente non è una dieta fai da te perché è fondamentale conoscere alcuni concetti importanti della nutrizione.
Dunque, per riassumere:
Vuoi sapere qual è la mia esperienza con questa dieta?
L’ho provata più volte, e ci sono state volte che sono stato meglio e volte che non è servita a nulla.
Per quale ragione? Esistono altri fattori che generano i disturbi.
In una revisione pubblicata su Lancet si giunge ad una semplice conclusione:
“La fisiopatologia della sindrome dell’intestino irritabile non è completamente compresa, ma è ben noto che esiste una comunicazione disordinata tra l’intestino e il cervello, che porta a disturbi della motilità, ipersensibilità viscerale e alterazioni dell’elaborazione del sistema nervoso centrale. Altri meccanismi meno riproducibili potrebbero includere associazioni genetiche, alterazioni del microbiota gastrointestinale e disturbi della funzione mucosa e immunitaria”.
Per tale ragione sono assolutamente contrario all’eliminazione a vita di determinati alimenti. La biodiversità ed il miglioramento del microbiota intestinale, e l’efficacia del nostro sistema immunitario, deriva anche dalla varietà della dieta.
Quindi, cosa ho fatto personalmente? Ho semplicemente imparato quali sono tutti gli alimenti maggiormente fermentabili, ho imparato a capire quali sono quelli che mi danno più fastidio, e semplicemente cerco di non eliminarli completamente dalla mia dieta, ma di assumerli controllando le quantità, distanziandoli nel tempo e non in associazione.
Ti faccio alcuni esempi molto pratici:
1 ho ridotto l’assunzione di glutine, utilizzando anche farine con una bassa percentuale. Se mangio a colazione il pane (che preparo in casa con una farina di farro monococco, che ha una concentrazione di glutine molto bassa), a pranzo consumo cereali senza glutine tipo riso integrale, miglio o quinoa.
2 Ho ridotto il consumo di legumi ad una volta a settimana e con una minima quantità. Nei periodi più critici ovviamente li elimino completamente.
3 Scelgo prevalentemente verdure che fermentato poco o che non mi creano disturbi.
Per concludere, in mio consiglio è, quindi, di non seguire passivamente delle diete prescritte perché non otterrai nulla. Devi essere tu a trovare il tuo equilibrio alimentare, ovviamente facendoti seguire da chi ti indica la strada e non da chi ti prescrive diete in modo rigido.
Come ti ho già detto la sindrome del colon irritabile non dipende solo ed esclusivamente dalla dieta. È sicuramente importantissimo migliorare tutti gli aspetti nutrizionali, ma devi lavorare anche sugli altri punti fondamentali di cui ti parlerò nei prossimi articoli.
Molti insuccessi dei trattamenti derivano dal fatto che, essendo una problematica intestinale, si lavora solo ed esclusivamente sulla nutrizione, dimenticando che l’intestino è molto più di un semplice organo digestivo.
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DOTT. IVANO PACUCCI